L’EGO E LE SUE DISTORSIONI
Il processo di differenziazione della Manifestazione dell’Essere procede per gradi sino a raggiungere lo stadio della individualizzazione e quindi dell’Ego.
Quindi ciò che viene chiamato Ego, è da intendere come lo stadio finale del processo di differenziazione.
L’Ego, dunque, si identifica con quelle caratteristiche individuali, atte ad esprimere la soggettività della persona, per adempiere al proprio progetto animico.
L’Ego è un aspetto parziale del Sé e ha lo scopo di esteriorizzare oggettivamente le tendenze, gli atteggiamenti, le convinzioni, le credenze, i pensieri, le emozioni di una persona.
L’Ego ha la visione della realtà frammentata, poiché l’Io si vive separato dall’altro.
La visione dell’Ego è limitata a causa dell’orizzonte limitato.
L’Ego, percependo la realtà come un insieme di elementi a se stanti, finisce col porre delle barriere, dei confini tra sé e gli altri, considerando gli altri, gli altri elementi, estranei a sé.
Di conseguenza il suo discernimento viene espletato in base a questa convinzione e alla valutazione che ne risulta.
Quindi il giudizio di bello, brutto, buono, cattivo, dolce, amaro, piacevole, disdicevole, e così via, si relativizza, seguendo i dettami della personalità, impartiti dall’esperienza soggettiva o, indirettamente, dai condizionamenti indotti dalla famiglia, dalla cultura, dalla religione, dal sociale.
Inoltre l’Ego ha una propria visione anche di sé e questa immagine corrisponde alle credenze consce e inconsce , espressione del proprio vissuto.
L’Ego è una struttura dell’essere, indispensabile alla manifestazione della vita incarnata. Indispensabile perchè la sua funzione è anche quella di provvedere alla sopravvivenza, tramite l’esplicazione e l’appagamento dei bisogni primari e tramite il raggiungimento di obiettivi concreti per realizzare la vita contingente e quotidiana.
Nel momento in cui avviene l’ incarnazione in un corpo fisico e man mano che si consolida il radicamento nella realtà terrena, l’individuo perde la memoria dell’esistenza della propria anima e del suo piano, per identificarsi totalmente con il proprio Io.
La totale identificazione con il proprio Ego porta a identificarsi anche con i connotati egoici ( nome, sesso, corpo fisico, famiglia, classe sociale, professione, ruolo, beni materiali ).
Quando si attua questa totale identificazione , succede che l’individuo perde il contatto con la propria parte animica, finendo con l’espletare la vita secondo e soltanto attraverso i crismi egoici.
Succede anche che , a causa della visione limitata dell’Io, la persona interiorizzi una immagine di sé e degli altri distorta, che dà adito a fraintendimenti, a illusioni, a falsi bisogni, ad aberrazioni.
Quello che è in grado di svegliare la coscienza da questo torpore è la sofferenza.
La sofferenza ha lo scopo di pungolare la coscienza dell’Io, per aprirla a una nuova visione di sé e della realtà.
Le crisi interiori profonde scuotono l’individuo, per risvegliarlo dal sonno ipnotico e cercare nuove risposte alle proprie domande e un senso della propria vita e della Vita.
La paura della morte fa da richiamo costante, affinchè la mente individuale non dimentichi del tutto il ricordo della Verità.
La morte mette a nudo le false convinzioni dell’Ego e ispira l’Io ad oltrepassare il velo dell’apparire.
Davanti alla morte cadono tutte le illusioni egoiche, lasciando un vuoto nel quale si può ritrovare il mistero della Vita.
La mente dell’Ego vuole tutto spiegare e capire secondo la sua logica, improntata sulle note della razionalità.
Ma il ricordo dell’essenza della Verità risiede nel Centro del Cuore, sede dell’Intuizione e della Saggezza.
Ogni paura legata all’uomo è soltanto il surrogato della paura primaria della morte, intesa da parte dell’Io come la fine di sé, come la fine del proprio delirio di attaccamento e possesso, come la fine di tutti i propri sogni e affetti.
Questa convinzione è talmente radicata nell’ Ego che l’individuo è portato ad esorcizzare l’esistenza della morte, come se questa non esistesse affatto oppure esistesse soltanto per gli altri.
La negazione della morte conduce ad alimentare le illusioni e le distorsioni egoiche.
La paura della morte è associata alla paura dell’abbandono e della solitudine, ancorata nell’Ego.
La paura della morte è associata al trauma originario, subito in seguito alla decisione dell’uomo archetipale di discendere nella Materia, che provocò la separazione dalla propria controparte animica ( parte complementare per eccellenza, la cui integrazione costituisce la propria monade).
Ogni lutto riconduce l’individuo a quel lontano trauma.
Nel momento in cui l’individuo prende coscienza della funzione della morte, amplia la propria visione della realtà, adducendo un significato nuovo e più consapevole.