LA CAUSA PRIMA DEL SENSO DI SOLITUDINE E DEL SENTIMENTO DI PAURA
L’uomo, all’origine di tutti i tempi, involvendo per stato di coscienza nella dualità, ha lasciato dietro di sé uno status vivendi allineato con la Coscienza della Verità, con la Coscienza dell’Essere.
La sua discesa vibrazionale ha provocato uno scollamento con la Coscienza del Tutto e un divaricamento tra le due parti complementari , unite nella monade ( androginia Uomo archetipale).
Tutto ciò ha causato nel suo iter, gradualmente, l’interporsi di un velo, il velo dell’oblio e della illusione ( percezione alterata della realtà).
Ad un certo punto, l’uomo in questo processo di caduta non ha più riconosciuto la sua vera Origine e non si è più riconosciuto in Essa.
Dunque è diventato un essere inconsapevole ( consapevolezza è il riconoscimento di ciò che è vero in assoluto).
Allontanandosi, per caduta di vibrazione, dal proprio Archetipo, l’uomo ha finito per percepire la realtà esterna come separata da sé ( idea di separazione dell’Ego).
Questa percezione relativa e relativizzata lo ha portato a concepire l’altro come estraneo da se stesso.
E l’origine prima del senso di solitudine trova il suo fondamento in questa percezione soggettiva sfalsata, che detta una condizione di isolamento.
La percezione della condizione di solitudine è il risultato del vuoto a livello vibrazionale, in seguito all’allontanamento, da parte dell’uomo, dalla Coscienza del proprio Archetipo e alla divaricazione della propria controparte complementare ( anima gemella di risonanza).
La condizione di solitudine può essere anche il risultato di una assenza imprescindibile : l’assenza di Amore.
L’Amore è il Linguaggio primo della Vita, che con la Sua Forza attrattiva e coesiva dona unità e pienezza.
La condizione del senso di solitudine è legata, quindi, a una mancanza, a un vuoto. E tutto ciò conduce al sentimento di paura.
Dunque, questa condizione umana terrena è l’effetto del processo di caduta vibrazionale involutiva nella materia duale, che ha dato origine al ciclo del divenire.
Cosa può riscattare la condizione umana, endogena allo status quo ?
Il Richiamo costante e presente della Sorgente, dalla quale ogni cosa è stata concepita e creata.
Questo Richiamo e questa connessione esistono in virtù del fatto che ogni essere possiede nel suo Nucleo, nella sua Essenza, il DNA Divino.
Ogni essere contiene in sé la Scintilla del Grande Fuoco.
E questo Richiamo consente che, ad un certo punto del suo migrare, il pellegrino si possa accorgere e fare affiorare la memoria di ciò che egli veramente è, al di là di ogni falsa identificazione e interpretazione della realtà.
Questa rimembranza sottile conduce ad una profonda nostalgia del proprio vero stato, che spinge l’individuo a risvegliarsi a se stesso, a risvegliarsi alla Verità.
La fase di risveglio innesca un iter di ascesa graduale vibrazionale di coscienza verso il recupero della Verità ( processo di ascesa).
L’uomo ha sempre cercato di colmare inconsciamente il vuoto, provocato dal distacco dalla Coscienza del proprio Archetipo, con gli strumenti che, via via, ha trovato lungo il suo cammino esperenziale evolutivo di coscienza.
Questi strumenti hanno rappresentato le proiezioni di credenze e convinzioni ideologiche, culturali, religiose, familiari, soggettive, e le proiezioni delle immagini dell’inconscio collettivo.
Questo modo di procedere lo ha allontanato sempre di più dalla Verità ( falsi idoli), dalla Verità di se stesso, cadendo nella trappola della falsa convinzione di libertà e nella gabbia delle proprie illusioni, distorsioni e aberrazioni, che lo hanno reso schiavo.
In questi tempi storici il Richiamo della Fonte Primaria Creatrice è impellente. La Sua Chiamata è inderogabile.
Tutti sono interpellati a risvegliarsi dal torpore e dal sonno ipnotico.
I tempi sono pronti e ognuno può riscattarsi per ritrovare e recuperare la vera dignità del proprio antico lignaggio e per riacquisire la consapevolezza del proprio vero ruolo e del vero valore di libertà personale, che è il raggiungimento della propria vera autorealizzazione.
L’uomo è chiamato a rammentarsi del suo vero Nome, della sua vera Nota, suggello della propria autenticità e unicità.
L’uomo deve recuperare il vero significato dell’Amore, che non è da confondere con il culto e la ottusa visione narcisistica dell’egotismo, ma che è in sostanza la capacità attiva, nel giusto discernimento, di accoglienza, di ascolto, di apertura senza giudizio verso se stessi e gli altri, nella concezione di unità nel Tutto, non di separazione.
Questo salto di coscienza esorcizzerà gradualmente il senso di solitudine, di esilio e il sentimento di paura, che hanno accompagnato l’uomo nel suo antico migrare.